Una Chiesa pienamente integrata nel mondo di oggi
Basta guardarsi intorno, ascoltare i discorsi di coloro che ancora si autodefiniscono cristiani, leggere le cronache quotidiane per constatare come la Chiesa cattolica viva una fase di crisi. L'edizione online di Libero (24 agosto) riporta una ricerca del centro studi AnalisiPolitica su cosa pensa dell'immigrazione e dell'azione del Governo, chi si professa credente. «I risultati non ammettono appelli. Per l'85% dei credenti sondati "la questione degli sbarchi dei clandestini va risolta con urgenza e fermezza" e il convincimento è tanto più forte quanto più è alto il livello di religiosità dichiarato. Stesso esito alla domanda "se in ogni caso, nei confronti dell'immigrazione lo Stato italiano dovrebbe comportarsi in modo più severo rispetto a ora": il 77% dei ferventi cattolici e il 74% dei più tiepidi condividono l'affermazione. Il che significa che la parte di Chiesa che parla d' accoglienza sempre e comunque predica nel deserto». La scollatura
tra credenti e gerarchie ecclesiastiche in materia di immigrati è un tratto evidente, confermato dallo spostamento, attestato da vari sondaggi, dell'elettorato religioso verso il centrodestra e la Lega in particolare. Se cinque anni fa i fedeli si dividevano equamente tra centrosinistra (50%) e centrodestra (50%), oggi il rapporto è 39% a 61%, con il partito di Salvini che fa la parte del leone, raccogliendo il 31% delle intenzioni di voto cattoliche, che cinque anni fa non superavano il 4%. Crollati invece il Pd, dal 29 al 19%, e Forza Italia, dal 33 all' 11%, mentre M5S è in salita, dal 20% del 2013 al 26 attuale. Il comune sentire dei credenti in tema di immigrazione non può non avere riflessi sul corpo pastorale, tanto che Famiglia Cristiana (edizione online del 26 luglio) è costretta ad ammettere amaramente che sono ormai poche «le voci di Pastori che ricordano profeticamente cosa vuol dire essere fedeli al Signore nel nostro contesto culturale,
iniziando dall'inconciliabilità profonda tra razzismo e cristianesimo». Ad aggravare la crisi della Chiesa vi sono poi i tanti scandali di abusi che hanno coinvolto più comunità cattoliche in giro per il mondo, scandali utilizzati negli scontri interni alle massime sfere ecclesiastiche, e ormai diventati di dominio pubblico. Carlo Maria Viganò, ex segretario del Governatorato ed ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, è arrivato a chiedere, in una lettera pubblicata sulla stampa internazionale, le dimissioni di Papa Francesco per non aver preso "tempestivamente" i dovuti provvedimenti contro il cardinale Theodore Edgard McCarrick, arcivescovo emerito di Whashington, per una serie di presunti delitti sessuali commessi negli anni passati.
Le dimissioni di Benedetto XVI diventano, nell'ormai plateale e sempre meno sotterraneo scontro nella Chiesa, un precedente da utilizzare nella lotta politica interna.
Giuliano Ferrara (Panorama, edizione online del 4 settembre) così commenta le ultime vicende: «l'impressione è che ormai tutto sia, come si dice con orrendo termine, 'mediatizzato', che amici e nemici del Papa si servano della comunicazione per ricominciare il gioco assurdo che portò quel grande Papa teologo, mite, protocollare, di stile rinascimentale, alla Renuntiatio. [.] E' la libertà di una società pluralista che viene messa a sacco, come quando furono distrutti i templi e le tombe cristiane nel corso della Rivoluzione francese, attraverso l'insinuazione di una connaturale tendenza all'abuso e alla pedofilia come flagello collegato alla natura del sacerdozio».
Il parallelismo storico con la Rivoluzione francese convince poco.
La Chiesa era e rimane baluardo della restaurazione, ma all'epoca combatteva l'ascendente borghesia rivoluzionaria, oggi invece ha accettato il capitalismo, anche se spesso ne critica gli eccessi nel suo «sussurro» della protesta, ne ha assorbito i tratti, la natura, il comune sentire, le modalità di comunicazione e di lotta politica. Una lotta politica fatta sempre più spesso di sensazionalismo, personalismi, immagine fine a sé stessa, colpi bassi e scandali mediatici. Seppur in crisi, la Chiesa rimane pienamente integrata nel mondo borghese, anzi ne segue il degrado.
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