In breve
Sulle pagine della rivista Internazionale (27 luglio/2 agosto) è apparsa, sotto la dicitura “In breve” (sul resto della stampa italiana ha avuto in genere ancora meno spazio), una notizia riguardante il Kenya.
Il 23 e il 24 luglio è stata distrutta una parte di Kibera, slum di Nairobi (secondo Avvenire, edizione online del 25 luglio, in questa baraccopoli abiterebbero almeno 400mila persone), per far posto ad un’autostrada. Trentamila – dicesi trentamila! – persone sono rimaste senza casa. Dove sono i sostenitori dell’ “aiutiamoli a casa loro”? Dove sono le anime belle che condiscono i concretissimi respingimenti di uomini, donne e bambini, che assecondano la campagna razzista e xenofoba con le vaghe rassicurazioni, le inconsistenti puntualizzazioni secondo cui l’abbandono dei migranti in mare, i muri e il filo spinato alle frontiere, i centri di detenzione per persone colpevoli di essere povere, la discriminazione elevata a sistema, sono solo la parte più urgente e ruvida di una progettualità volta invece a risolvere i problemi alla radice, a favorire un superamento dei limiti e delle criticità delle economie e delle società africane? Il dramma di Kibera è solo
uno dei tanti e in questi tanti prosegue la spoliazione di intere comunità a favore di interessi capitalistici per cui la “casa loro” sfuma nell’orizzonte del perseguimento di un profitto che non conosce confini. In breve, ecco l’ennesima dimostrazione di cosa significano e di quanto valgono le pose “umanitarie” di chi pretende che si possa calpestare le vite di interi popoli migranti nel nome del loro bene. Ecco come la squallida demagogia che inneggia alla supremazia della propria identità nazionale non può che accompagnarsi, quale logico complemento, alla tipica indifferenza borghese per l’essere umano quando la sua salute, la sua sicurezza, la sua dignità non costituiscono un adeguato affare. O addirittura ostacolano gli affari.
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