La maledizione del Gattopardo
L'intervista di Mario Giordano del 23 luglio sul quotidiano La Verità a Davide Casaleggio, figlio di uno dei fondatori del Movimento 5 Stelle, Gianroberto, e attuale presidente dell'associazione Rousseau, ha suscitato svariati commenti, la maggior parte poco lusinghieri. L'annunciata fine, tra qualche lustro, della democrazia parlamentare e l'avvio di una nuova era, quella cioè della democrazia diretta, ha fatto sollevare non poche polemiche. Per Casaleggio junior «La sfiducia dei cittadini nella classe politica ha radici lontane e lo scollamento tra i palazzi e la vita reale non è una novità. Nonostante questo, per lungo tempo il metodo della rappresentanza è stato il migliore metodo possibile. Oggi però, grazie alla Rete e alle tecnologie, esistono strumenti di partecipazione decisamente più democratici ed efficaci in termini di rappresentatività del volere popolare di qualunque modello di governo novecentesco. Il superamento
della democrazia rappresentativa è quindi inevitabile».
Le critiche apparse su tutti i principali quotidiani nazionali oscillano tra chi ipotizza che tutto ciò sia la base per l'avvento di una nuova forma di dittatura, a chi afferma che si tratta soltanto di velleità fantascientifiche.
Non ci interessa addentrarci in questa sede sulla fattibilità o meno di tale "ipotesi", quello che vogliamo sottolineare è un altro aspetto. La democrazia rappresentativa è il portato storico del dominio borghese sul proletariato, di una società divisa in classi le cui contraddizioni risiedono proprio in tale divisione ed in tale dominio. Pensare di poter risolvere tali contraddizioni utilizzando congegni tecnologici evoluti che vanno ad incidere sugli strumenti di cui questa società si è dotata per governarsi, senza intaccare i rapporti materiali che stanno all'origine della nascita e dello sviluppo della società stessa, non è solo utopia. È una presa in giro per le classi subalterne e motivo di
ilarità o inutile fastidio per le classi dominanti.
Il progresso tecnologico, con tutto il suo portato ideologico, illude che possa di per sé cambiare nella sostanza la società attuale, immaginando che un giorno ne possa risolvere le insanabili contraddizioni. Pare cambiare tutto, quando nei fatti nulla cambia nella sua struttura portante. I profeti del futuro e i "rivoluzionari" dell'ultima ora alla fine, ben che gli vada, potranno essere nella loro società futura meri agenti del capitale, vittime e artefici di un vecchio e per nulla innovativo gattopardismo.
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