Un aggettivo dimenticato
A giorni il neo ministro degli Interni e vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, si recherà a Tripoli per incontrare il presidente libico Serraj. Il Sole 24 Ore («In Libia imprese italiane per le infrastrutture», 21 giugno), riportando la notizia, sottolinea che sarebbe riduttivo considerare l’imminente vertice italo-libico come una mera trattativa sugli sbarchi. Oltre a rinnovare gli accordi, conclusi dal precedente Governo, sul contrasto al traffico di migranti, Salvini punterebbe a rilanciare il ruolo politico dell’Italia nell’area, e ad ottenere un ampio impegno che favorisca le imprese italiane nella ricostruzione delle infrastrutture libiche.
Molti sono gli aggettivi utilizzati per qualificare il nuovo Esecutivo italiano.
Ma tra i tanti aggettivi utilizzati dai mezzi di informazione della classe dominante ne manca sicuramente uno: l’aggettivo imperialista.
Il nuovo Governo italiano è, come i precedenti, un Governo innanzitutto imperialista, un Governo che, con tutti i mezzi a disposizione, deve difendere, sotto la maschera dell’interclassismo populista, gli interessi della borghesia italiana sia in casa che in giro per il mondo.
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