LORO E NOI - 17/05/2018
 
L'invasione può attendere

«Sì, parlo di migranti, ancora loro. Anche se nessuno sembra più occuparsene». Così, en passant, Domenico Quirico in un reportage sulle rotte e sulle traversie dei migranti lungo l'arco alpino tra Italia e Francia (La Stampa, 12 maggio).
Ed è vero.
Dopo una sguaiata campagna elettorale che ha sdoganato allegramente razzismo e xenofobia.
Dopo una sceneggiata permanente condotta con dosi massicce di criminalizzazione di profughi, immigrati ed extracomunitari.
Dopo l'ossessiva messinscena di orridi copioni votati a solleticare il grande ventre degli interessi e delle paure piccolo-borghesi dell'Italietta lesta a scagliarsi contro i più indifesi della catena di sfruttamento globale del capitalismo ma docile e vile di fronte ai poteri economici e politici che continuano a torchiare la classe lavoratrice, il tema immigrazione è tornato in secondo piano.
Ma come? Fino a pochi mesi fa la narrazione prevalente sui mass media e sui giornali a tiratura nazionale descriveva a getto continuo un Paese sottoposto ad un'invasione, un popolo italiano in balia di orde straniere pronte a sottrargli risorse, posti di lavoro, abitazioni, tutele e adesso le prime pagine, i protagonisti dei talk show e i paladini, con troppe macchie e senza vergogna, del "prima gli italiani" hanno improvvisamente dimenticato tutto questo? Bisogna capirli.
Ora i nuovi virgulti della politica borghese in salsa populista stanno intensamente trattando la composizione di un eventuale loro Esecutivo, spartendosi alti incarichi e posti di potere "pesanti". Roba seria. L'invasione può attendere. In attesa che torni nuovamente utile per chiamare a raccolta le masse elettorali e indirizzare il malessere proletario in direzioni inoffensive per i capitalisti e i loro rappresentanti politici.