LORO E NOI - 11/05/2018
 
«Buttati in strada dalla vita»

A Torino, un padre di famiglia di 39 anni, con moglie e tre figli piccoli a carico, dopo essere stato licenziato, è stato pure sfrattato poiché non più in grado di pagare l'affitto. Ora è costretto a vivere in auto con la sua famiglia, con i suoi tre figli che «hanno fame», con la moglie che si dispera perché «continuiamo a spargere curriculum, ma nessuno ci considera». L'articolo del Corriere della Sera, edizione di Torino del 9 maggio, spiega che quello di Alessandro (così si chiama il protagonista di questo autentico dramma), non è che l'ultimo di una lunga serie di licenziamenti che hanno scandito la sua vita da precario, e che l'ultima ditta che lo aveva assunto era fallita «da un giorno all'altro» lasciandolo a casa «con mesi di stipendio arretrato». Ma a chi, l'autore dell'articolo, attribuisce la responsabilità di aver buttato in mezzo alla strada Alessandro e la sua famiglia? Forse ai datori di lavoro, che hanno deciso del suo destino secondo i loro porci comodi, licenziandolo come un ferro vecchio quando non avevano più bisogno della sua forza lavoro, non pagandogli lo stipendio per mesi, condannandolo ad una vita di indigenza? Forse al padrone di casa, che pur disponendo di abitazioni in eccedenza rispetto ai suoi bisogni, non ha esitato a dare un bel calcio nel sedere ad un'intera famiglia in difficoltà in nome del suo sacro diritto di utilizzare la sua sacra proprietà per realizzare la sua sacra rendita parassitaria?
Macchè! Niente di tutto ciò. Secondo il quotidiano, infatti, Alessandro, sua moglie e i suoi bambini sono stati «Buttati in strada dalla vita». Per gli scribacchini della borghesia, tutto ciò è dunque accaduto per pura fatalità, per sfortuna. Non si può certo attribuire colpe ai proprietari dei mezzi di produzione e alla loro più che naturale fame di profitto. Sarebbe come incolpare il cielo del fatto che ogni tanto piove! Noi marxisti sappiamo bene che questa famiglia di proletari non è stata buttata in strada «dalla vita», ma dal capitalismo, ovvero da quel modo di produzione del quale datori di lavoro e padroni di casa sono agenti, e pertanto pienamente responsabili. L'attribuire alla vita la responsabilità di un simile dramma, rappresenta un ulteriore insulto, un'offensiva presa in giro per questa famiglia già duramente bastonata dalle assurde e inumane leggi del capitale.