LORO E NOI - 30/10/2017
 
Il principio della proporzionalità della pena

Anche sulla stampa italiana è comparsa la notizia della sentenza di condanna nei confronti della Dentsu, una grande azienda giapponese del settore della pubblicità e della comunicazione. L'azienda è stata riconosciuta colpevole di aver costretto i propri dipendenti a lavorare oltre l'orario consentito dalla legge. L'importo della multa che è stata inflitta non merita commenti: una somma equivalente a 3.780 euro. Nel 2015 una dipendente si era suicidata per eccesso di lavoro. Nella società capitalistica il diritto del capitale ad utilizzare la merce forza-lavoro acquistata è basilare, è un caposaldo dell'intera formazione sociale. Non stupisce che anche la punizione degli eccessi – concetto comunque relativo e storicizzabile – di questo diritto tenda ad essere trattata con grande prudenza e cautela. Matsuri Takahashi era la giovane praticante di 24 anni che si è tolta la vita. «Era il 2015 e Matsuri per email si era sfogata con la madre, raccontandole che nell’ultimo mese le era stato ordinato di fare 105 ore di straordinario; andava avanti così da nove mesi; nell’ultima settimana era riuscita a stendersi nella sua branda del dormitorio aziendale per un totale di dieci ore. Sconvolta dalla depressione, una notte si lanciò nel vuoto dal palazzo della Dentsu. Ieri i giudici hanno stabilito che la Dentsu ha violato la legge» (Corriere della Sera edizione online, 7 ottobre). In una società dominata dal capitale la pena è stata proporzionata.