LORO E NOI - 25/10/2017
 
“Il maestro” nel degrado della scuola borghese

È notizia di questi giorni che per l'ennesima volta un professore è stato aggredito, nell’ambito scolastico, dal genitore di un suo alunno per ripicche personali. A Bari una mamma si è recata a scuola e ha aggredito la professoressa, prendendola a schiaffi. Delle motivazioni di questa vile prepotenza provano a dare una spiegazione, su la Repubblica del 18 ottobre, i colleghi della docente aggredita, affermando che «l'insegnante di scuola media era intenta a spiegare in inglese alcuni passaggi della lezione agli alunni stranieri quando una ragazzina non avrebbe gradito il rimprovero della docente, desiderosa di ottenere maggiore tranquillità in aula». Non è la prima volta che accade che un professore finisca aggredito, verbalmente o fisicamente, da genitori o alunni. Soltanto una settimana prima era stato aggredito il preside della scuola media Parini di Putignano, anch'esso da parenti di un suo alunno, finendo al pronto soccorso. Al di là del fatto che la vicenda della professoressa aggredita possa conoscere o meno risvolti giudiziari (sembrerebbe di no, visto che la malcapitata ha deciso di non sporgere denuncia dopo un chiarimento con l'aggressore, davanti ai carabinieri), quello che indubbiamente emerge è l’imbarbarimento in cui versa la scuola borghese nell’odierna società capitalistica. Figure sociali che un tempo avevano un certo ruolo e rispetto nella società, seppur sottomesse al dominio di classe borghese, oggi nell'era dell'imputridimento imperialista, vengono nel migliore dei casi derise, viste come degli scalognati o, peggio, aggredite fisicamente. In questo periodo storico in cui il capitalismo non può che sprigionare barbarie di ogni tipo, per noi rimane salda l'idea del ruolo fondamentale che avrà il “maestro” nella lotta per porre le basi della futura società comunista. Così scriveva Lenin in uno dei suoi ultimi scritti: «Il maestro elementare dev'essere posto da noi ad un'altezza tale, alla quale non si è mai trovato, e non si trova, e non può trovarsi nella società borghese. Questa è una verità che non chiede altre prove. Dobbiamo avviarci verso questo stato di cose con un lavoro sistematico, fermo e tenace, per elevarne il livello spirituale, per prepararlo sotto tutti gli aspetti alla sua missione realmente nobile, e principalmente, essenzialmente, soprattutto per migliorare le sue condizioni materiali». Oggi “il maestro” non solo subisce attacchi barbari da parte di alunni e relative famiglie ma subisce, in quanto parte di una classe subalterna, anche attacchi da parte dello Stato borghese, di politici tirapiedi della classe dominante e di tutto l’ordine padronale. Attacchi alla figura dell'insegnante che hanno portato al depauperamento salariale, al degrado della sua condizione lavorativa e della sua condizione sociale. La borghesia, che all’epoca della sua ascesa progressiva nobilitava i suoi insegnanti in nome di autentiche battaglie per la diffusione della conoscenza, oggi, nello stadio imperialista, li torchia, li attacca e li squalifica, rendendoli ridicoli agli occhi delle altre classi sociali. La borghesia ha liberato l’insegnamento dalle reazionarie grinfie teologiche per metterlo al servizio dello sviluppo capitalistico, valorizzando il suo ruolo sociale, seppur in gran parte finalizzato alla formazione della forza lavoro utile allo sfruttamento capitalistico. La barbarie nella società dell'epoca dell'imperialismo si è abbattuta sul ruolo dell'insegnante, rendendolo preda delle vessazioni e delle campagne denigratorie di classi dominanti che hanno perso ogni valenza storica progressiva. L’emancipazione degli insegnanti nella società borghese non sarà più possibile, sarà invece possibile, per i rivoluzionari, legare la lotta per l’emancipazione del ruolo del “maestro” alla lotta del movimento operaio internazionale contro il capitale e le classi dominanti.