Vergognosi attacchi padronali e umilianti appelli sindacali
Da tempo i lavoratori della Cerve si trovano sotto attacco, neanche un anno fa venivano aperte procedure di licenziamento. Oggi però l'attacco assume tratti particolarmente odiosi e meschini. Il datore di lavoro ha messo alla porta due lavoratrici con limitazioni lavorative. Nel Bel Paese la classe padronale ormai sferra simili attacchi senza la benché minima preoccupazione e senza purtroppo incontrare grandi resistenze. I sindacati confederali affermano, giustamente, che vi è in atto un «vergognoso attacco ai più deboli». Ci troviamo di fronte ad una chiara dimostrazione di come il capitale, quando vede che la propria merce forza-lavoro non è più funzionale ai propri interessi, propenda costantemente a liberarsene, espellendola dall’ingranaggio dello sfruttamento perché non può più alimentare adeguatamente il capitale stesso. Per la borghesia il lavoratore, soprattutto se questo malauguratamente ha delle limitazioni lavorative, che non può produrre efficacemente plusvalore
diventa un peso, un fardello improduttivo, una scoria da eliminare dal sistema. Questa è la classe dominante che pretende di insegnare ai lavoratori salariati i principi di vita civile, di rispetto e convivenza pacifica. Il capitalista non vede davanti a sé un essere umano, con una dignità, ma una merce funzionale alla valorizzazione del capitale. Questa è la spietata classe padronale che scarica le contraddizioni del capitalismo sui lavoratori salariati. Il lavoratore, in quanto appartenente alla classe sfruttata, può reagire utilmente solo in un modo: organizzarsi per una difesa autonoma e intransigente. Un’organizzazione che mobiliti gli altri lavoratori, non solo in una doverosa ma non sufficiente testimonianza di solidarietà, ma anche in un’azione di lotta contro queste aberranti pratiche padronali. Però purtroppo coloro che già dovrebbero organizzare queste vertenze appaiono disarmati e inadeguati. Le dichiarazioni delle segreterie provinciali di categoria di CGIL e CISL
lasciano infatti perplessi. In una situazione del genere, che vede due lavoratrici con limitazioni fuori dai cancelli, davvero si può pensare che l'azione sindacale si risolva nell'invocare una presa di posizione di Confindustria? Può sembrare impossibile, ma è questa la dichiarazione dei funzionari confederali che si legge sulle pagine de la Repubblica del 27 settembre: Data la gravità dell’accaduto «sarebbe auspicabile che anche l’Unione Parmense Industriali prenda le distanze da questo atteggiamento e modo di fare impresa e si faccia garante delle regole basilari dei rapporti sindacali e umani». La UPI (Unione parmense industriali) si deve fare garante dei «rapporti sindacali e umani»? Ci si appella così ad una associazione che in questi anni ha sottoscritto pesanti licenziamenti in provincia di Parma, Cerve compresa, e che ha appoggiato ristrutturazioni sulle spalle dei lavoratori senza preoccuparsi minimamente dei rapporti sindacali e umani a cui fanno
riferimento i sindacati confederali. Questa dichiarazione è un segno di gravissima debolezza e confusione per il sindacato, soprattutto quello che si dichiara rosso e intransigente, la CGIL. Simili iniziative mostrano un movimento sindacale, che dovrebbe rappresentare la basilare e preziosa prima forma di organizzazione dei lavoratori, senza più una bussola, ormai impegnato a diseducare i lavoratori con campagne referendarie e appelli alla Consulta, alimentando assurde speranze nel ritorno di Governi amici o nella generosità delle organizzazioni padronali. Così facendo non solo si viene immancabilmente sconfitti nella singola situazione, ma si finisce per svilire il ruolo stesso del sindacato. Il sindacato, se vuole e vorrà essere nei fatti un punto di riferimento per la classe operaia e per i lavoratori salariati, dovrà puntare su una autonoma organizzazione di classe. In questa vicenda non vi è da implorare l’aiuto, la clemenza o la benevolenza di chi tutti i giorni opera per
sfruttare i lavoratori quando servono al capitale e liberarsene un attimo dopo quando non sono più utili. Il sindacato deve tutelare, organizzare e accrescere la reale forza dei lavoratori salariati, che hanno più volte dimostrato nella Storia che la via per l’emancipazione è quella della lotta.
|