LORO E NOI - 25/10/2017
 
I cento anni della rivoluzione russa

Un caso interpretato come un destino, una pazzia, un'assurdità logica.
Con queste parole Paul Berman su Il Sole 24 Ore ricorda la rivoluzione bolscevica a cento anni esatti dalla sua affermazione. Il breve articolo pubblicato dal quotidiano di Confindustria («Russia, i cento anni di un'assurdità logica», 19 ottobre) è il solito, ripetuto, noioso concentrato di banalità, mistificazioni e falsità che la borghesia puntualmente utilizza contro il comunismo.
Cosa è rimasto quindi della rivoluzione del 1917?
Che cosa è stata realmente - secondo il giornale degli industriali italiani - quella rivoluzione?
«Una catastrofe. Lo sanno tutti, ormai».
No, noi non lo sappiamo!
La Rivoluzione d'Ottobre ha dimostrato come la lotta di classe, in particolari fasi storiche, ponga all'ordine del giorno la presa del potere politico da parte della classe operaia. L'Ottobre ha rappresentato l'unica voce reale che si è opposta al macello della Prima guerra mondiale, l'unica voce reale che, nel contesto dell'anarchia scatenata dalla guerra, è riuscita a dare speranza. Una speranza ancora in grado di contrapporsi al pensiero unico del mercato, in grado di mettere in discussione il falso assunto dell'eternità capitalistica, in grado di concepire una società non dominata dalla logica del profitto. La lotta di classe è una costante della storia, e, con buona pace di Berman, la classe operaia è ancora una classe giovane che ha già maturato importanti esperienze e che ha di fronte a sè un futuro luminoso. L'idea del comunismo continuerà a fare paura alla borghesia, ai suoi intellettuali o presunti tali. Per questo continueranno a combatterla, ad insultarla, a mistificarla. Per loro l'idea comunista continuerà a rappresentare una catastrofe, per il resto dell'umanità rimane l'unica prospettiva in grado di superare le immani contraddizioni del modo di produzione capitalistico.