Il loro «puro prodotto»
Le Monde del 5 agosto riferisce che lo Yemen è attraversato da una grave epidemia di colera. L’Osservatore Romano del 3 agosto riporta fonti di Medici senza frontiere e delle Nazioni Unite secondo cui anche sulla prostrata popolazione civile di Raqqa, la città siriana al centro delle operazioni militari contro l’Isis, incombe la minaccia di epidemie. Il quotidiano francese riporta, inoltre, un asciutto e duro giudizio di un funzionario Onu circa il legame tra la malattia e il conflitto che sta devastando lo Yemen: il colera «è un puro prodotto dell’attività umana». Vero, ma non basta. La diagnosi in sé non è errata ma è incompleta, con il rischio di prestarsi a letture gravemente fuorvianti. Non è infatti un generico essere umano, con le sue presunte sempiterne storture, con la sua intrinseca malvagità sempre uguale a se stessa in ogni fase storica, ad aver innescato la guerra, ad alimentarla. La guerra nello Yemen, così come quella nella Siria, ha le sue radici nella dinamica imperialistica di definizione e ridefinizione delle sfere di influenza, può assumere i suoi distruttivi tratti di conflitto duraturo su larga scala solo perché si nutre degli interessi e degli interventi di centrali imperialistiche e potenze regionali. L’«attività umana» che semina le epidemie sulle macerie delle guerre è quella di un genere umano prigioniero del capitalismo e delle sue sanguinarie evoluzioni. Il colera che si abbatte sulla popolazione yemenita e le epidemie che minacciano la già martoriata popolazione siriana sono «un puro prodotto» dell’imperialismo.
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