LORO E NOI - 30/06/2017
 
Il feticcio legalista

Lo sciopero dei trasporti promosso dai sindacati di base venerdì 16 giugno ha avuto successo. Bus, treni, metropolitane e aerei si sono fermati, nel totale rispetto delle regole e delle norme vigenti, e la lotta dei lavoratori del comparto trasporti ha assunto un'eco nazionale che ha provocato l’immancabile sequenza di polemiche. Il Garante degli scioperi, Giuseppe Santoro Passarelli, ha auspicato un intervento del legislatore per modificare una legge considerata ormai vecchia, l'ultima modifica risale al 2000. Ancora più esplicito è stato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, che ha chiesto un intervento del Parlamento «per evitare che una minoranza di lavoratori tenga in ostaggio una maggioranza di cittadini» (la Repubblica, 17 giugno).
A cavallo tra il primo e il secondo turno delle elezioni amministrative tutti i partiti borghesi, i loro rappresentanti, i loro mezzi di informazione si sono scagliati uniti contro la legislazione vigente sul diritto di sciopero.
In un contesto che vede i sindacati confederali ormai troppo spesso appellarsi, più che alla forza dei lavoratori, alla legalità, alla costituzione o alla magistratura, fa specie costatare come la borghesia non sia per nulla accecata dal feticcio legalista. Se la legge non è conforme ai propri interessi si lotta per cambiarla. Questo è il chiaro messaggio lanciato dalla classe dominante, un messaggio che anche il proletariato e i suoi rappresentanti sindacali dovrebbero accogliere.