LORO E NOI - 27/06/2017
 
L’alternativa alla società borghese non è il fondamentalismo religioso, ma la lotta di classe rivoluzionaria

Immediate le reazioni sui mass media italiani alla scoperta che il giovane italo-marocchino che ha fatto parte del commando terroristico al ponte di Londra solo tre anni fa si faceva riprendere nel pieno della movida romagnola, entusiasta di gettarsi nel tour discotecaro.
C’è chi ha lanciato alti ululati di orrore per un giovane così “normale” e allegro che si sarebbe fatto manipolare il cervello diventando un killer del fondamentalismo. Qualcuno ha invece preferito lanciarsi in ardite elucubrazioni sull’adolescenza come spazio temporale pericoloso in quanto il meglio della civiltà occidentale (l’interesse economico) eserciterebbe una presa ancora insufficiente.
Scrive infatti, a proposito di questo rischio insito nell’essere adolescente, lo psicoterapeuta Claudio Risé (il Giornale edizione online, 14 giugno): «Il suo cervello, infatti, non è ancora saldamente governato dalla neo corteccia, con la sua razionalità e attenzione all’interesse (economico innanzitutto), così importante per il modello occidentale. (...) Quindi nei comportamenti dell’adolescente l’emozione e la passione contano molto di più che il vantaggio e l’interesse. È qui che nasce il riempirsi di porcherie in discoteca. Più tardi, per i sopravvissuti, arrivano anche atti più forti, come i morti di London bridge».
Insomma, nel cervello dell’adolescente, mancando il supremo, stabilizzatore e altamente civilizzatore prevalere dell’interesse, soprattutto economico (che, come insegna la Storia, dallo schiavismo alla colonizzazione, dallo sfruttamento operaio alle guerre per la spartizione dei mercati, non induce a commettere alcuna porcheria...), vi sarebbe sostanzialmente spazio solo per lo sballo, o, in alternativa, per il fanatismo omicida.
Si deve concludere che il tanto celebrato mondo occidentale in salsa borghese non ha da offrire ai giovani, che effettivamente attraversano una fase delicata e critica dell’esistenza, come alternative alla radicalizzazione religiosa che la vuota euforia per i vari “divertimentifici” dell’industria dell’intrattenimento di massa o il ruolo degradante del consumatore a tutto tondo a cui persino i sogni (dalla vita dorata e vuota del calciatore strapagato ai morti di fama che popolano i canali televisivi) sono implacabilmente forniti dal sistema di mercificazione globale. Al massimo, all’adolescente in cerca di un senso dell’esistenza che non si riduca al dogma del divertimento come stordimento o al narcisismo da quattro soldi, si può raccomandare di avere pazienza ancora qualche anno: poi nel suo cervello si imporrà l’importanza dei danè e tutto si risolverà... O, quindi, carne da macello per il mercato dello sballo o assennata macchina da soldi. Se queste sono le alternative, c’è solo da stupirsi che il fanatismo religioso tra gli adolescenti sia ancora così relativamente sottorappresentato.
La questione si pone per noi in ben altri termini. Il fondamentalismo islamico riempie un vuoto, fornisce una risposta, falsa, ad esigenze reali che per fortuna nelle fasce giovanili della popolazione, non ancora del tutto assuefatte alle logiche “normali” della società capitalistica, tendono ancora ad essere espresse. La falsa radicalizzazione del fondamentalismo religioso, falsa perché non può andare alla radice delle contraddizioni sistemiche del capitalismo, trova spazio laddove manca la radicalizzazione autenticamente rivoluzionaria, coerente, consapevole, della lotta di classe e del marxismo. I giovani che hanno voltato le spalle ai valori più comuni e diffusi della società borghese per aderire al fondamentalismo non sono in realtà né usciti dal perimetro di questa società né entrati in lotta veramente contro di essa. Anzi, possono persino risultare funzionali alla costruzione ideologica che prevede come unica alternativa alla mercificazione, al narcisismo del consumatore illuso di essere protagonista e non oggetto, al culto desolante dell’effimero e dell’individualismo borghese, solo la via senza uscita di una violenza autodistruttiva. Una violenza che per noi è ancora più deleteria perché sacrifica giovani energie, aspirazioni, magari confuse ma suscettibili di ben più alti percorsi di maturazione, sottraendole all’unica, vera lotta rivoluzionaria. Una vera alternativa ai mortiferi paradisi religiosi non la può fornire il capitalismo, che con la logica dei paradisi ultraterreni a cui demandare la soluzione delle proprie contraddizioni reali si è sempre trovato a suo agio. È solo nella lotta contro il capitalismo, lotta che nel marxismo ha trovato la sua formulazione storicamente più compiuta, che le sacrosante insoddisfazioni, le comprensibilissime ansie dei giovani che non si accontentano di una vita senza ideali possono trovare un’autentica risposta, una prospettiva di coerente realizzazione.