LORO E NOI - 17/06/2017
 
È sempre meglio il meno peggio, ma per chi?

Dopo la vittoria di Emmanuel Macron in Francia, il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha dichiarato apertamente la sua preferenza per il candidato liberista, dal momento che dall’altra parte vi era una candidata fascista («Non c’erano alternative visto che uno dei candidati in campo era fascista: fossi stato francese, al secondo turno avrei votato certamente Macron», il manifesto, 10 maggio). Ecco che si ripresenta il vecchio schema, la sperimentata alternativa borghese che ha più volte disarmato la classe operaia. Ma d’altronde Landini, cresciuto nel ventre dell’opportunismo italiano, non poteva che adottare una simile posizione politica. Il richiamo ad una chiara identità di classe non gli appartiene, può solo tifare per un esponente o l’altro della politica borghese. L’alternativa che viene riproposta dal segretario della Fiom non è una lotta politica e sindacale autonoma e di classe contro ideologie e organizzazioni fasciste, nazionaliste e xenofobe. No, la risposta bisogna cercarla sempre all’interno dei rapporti politici borghesi. Quindi, per contrastare l’opzione politica nazionalista, e perciò oggettivamente contraria agli interessi proletari, di Marine Le Pen, Landini non propone una chiara e netta riorganizzazione autonoma della classe operaia. No! Di fronte all’indipendenza politica del proletariato, è sempre meglio il meno peggio. Meno peggio per chi? Non certo per la classe operaia francese, che, sotto il Governo socialista, di cui Macron faceva parte, ha dovuto affrontare un duro attacco contro le proprie condizioni di vita e di lavoro. Non solo Macron ha contribuito attivamente a sferrare questi colpi contro la nostra classe, ma ne propone apertamente di nuovi e più pesanti. Un’organizzazione di difesa dei lavoratori non può cadere nella trappola che, demonizzando una componente borghese a vantaggio di altre, sospinge nell’ombra la fondamentale discriminante di classe. La realtà della divisione e dell’antagonismo di classe, la centralità della lotta tra capitale e lavoro non possono mai essere messe tra parentesi, mai dimenticate, nemmeno di fronte al riemergere nella società di tendenze e correnti violentemente scioviniste. Per far sì che l’illusoria e nefasta proposta di queste realtà politiche non si faccia largo nel disagio della nostra classe, non bisogna scadere nel sostegno al presunto meno peggio che può offrire il quadro politico borghese, di cui tanto l’opzione liberale e democratica quanto quella fascista e populista sono parte integrante. Al contrario, occorre intensificare l’impegno alla formazione e al consolidamento di avanguardie di classe coscienti e di organizzazioni poste coerentemente a difesa degli autentici interessi proletari. Sottrarsi a questo compito nel nome del presunto pragmatismo della scelta del meno peggio borghese significa contribuire all’asservimento della nostra classe agendo concretamente per ostacolare la sua autonomia politica. Per quanto oggi sgangherato e ai minimi storici per forza organizzativa e capacità di influenza, anche questa volta l’opportunismo italiano si è presentato puntuale di fronte al compito di disarmare e ingannare i lavoratori.