LORO E NOI - 23/05/2017
 
Utili, utili e ancora utili

L’Italia è debole, l’economia è al palo, la ripresa stenta ad arrivare. Sono tutte premesse che sostengono la tesi di una crisi generale, accettata la quale ne consegue, per l’ideologia dominante, che bisogna essere contenti anche solo di averlo un lavoro, a prescindere dalle condizioni e dalla retribuzione.
Dopo di che si leggono i giornali, sui quali non v’è dubbio che ci siano un profluvio di menzogne, ma nei quali non possono non essere riportati dei fatti con una effettiva attendibilità, perché su certi numeri, specie quelli strettamente connessi al vil denaro, non si scherza.
Si tratta di cifre enormi riportate con la fredda contabilità del dato di fatto, non sottoponibile a disputa o critica. Sono le cifre pazzesche degli utili trimestrali di alcuni grandi gruppi del capitalismo italiano, politicamente straccione, ma fornito ancora di campioni finanziari e industriali capaci di reggere per ora il confronto internazionale.
Banche e assicurazioni innanzitutto non se la passano male: Intesa Sanpaolo (5 maggio, La Stampa online, “Intesa Sanpaolo, nel trimestre l’utile sale a 901 milioni di euro”), Unicredit, (11 maggio, Ansa, “Unicredit: utile trimestre +40% a 907 mln”) e Generali (11 maggio, Ansa, “Generali: in 3 mesi utile a 535 milioni”) regristrano utili da favola.
Poste Italiane, che assolve sempre più funzioni da banca, ha un utile in calo, ma che arriva a più di un terzo di miliardo di euro (10 maggio, la Repubblica online, “Poste, nel primo trimestre utile in calo a 351 milioni”). Fare meno soldi rispetto all’anno prima non vuol dire necessariamente perdere soldi o essere in crisi.
Telecom, dal proprio ufficio stampa, riferisce, per il primo quarto dell’anno, un margine operativo lordo (EBITDA, ovvero gli utili prima degli interessi, delle imposte, del deprezzamento e degli ammortamenti) pari a 1,62 miliardi di euro (+11% rispetto al 2016), mentre Enel incassa “solo” 943 milioni di utili netti ordinari, ma in aumento del 18,6% sull’anno scorso (12 maggio, Ansa, “Enel: utile trimestre +4,7%”).
Il gruppo petrolifero Eni ha chiuso il primo trimestre 2017 con un utile netto pari a 965 milioni di euro (10 maggio, La Stampa online, “Eni, l’utile del trimestre sfiora il miliardo di euro”). In questo caso l’utile operativo è stato pari a 1,834 miliardi di euro, +215% sul 2016.
Mediaset, dopo l’anno negativo a causa della vicenda Vivendi, torna in utile nei primi tre mesi dell’anno e segna un risultato netto positivo per 15,9 milioni di euro (9 maggio, Il Sole 24 Ore online, “Mediaset torna in utile nel primo trimestre del 2017”).
Ferrari corre, non solo in pista, con un utile netto trimestrale di 124 milioni (4 maggio, Il Sole 24 Ore online, “Per Ferrari un trimestre record. L’utile balza del 60% e spinge il titolo in Borsa”) ed anche FCA stabilisce nuovi record con un utile operativo a 1,535 miliardi in soli tre mesi (26 aprile, Il Sole 24 Ore online, “Fca, utili record nel primo trimestre (+11%). Il titolo vola in Borsa”).
Questa rapida carrellata basti a mettere in guardia contro i rischi del figurarsi un capitalismo in crisi generalizzata e magari destinato a suicidarsi per asfissia: ci sono invece oligarchie finanziarie e industriali che stanno prosperando, perfino nel capitalismo italiano che ha tratti declinanti e si configura come tra i più deboli tra gli imperialismi.
Per questo, quando i capitalisti, coi loro media e i loro partiti, urlano alla crisi per motivare con più convinzione la necessità di sacrifici da parte dei lavoratori, si dovrebbe subito sentire la puzza di utilizzo strumentale di questo concetto, che i rivoluzionari hanno invece il dovere di riempire di contenuto scientifico per mezzo dell’analisi marxista.