Una realtà lontana ma non troppo
Si rimane sgomenti a leggere il reportage pubblicato dal Corriere della Sera (16 aprile) sulle condizioni di lavoro esistenti nelle miniere del Congo da cui si estrae il coltan, un materiale raro indispensabile per la produzione di smartphone e per l’industria aerospaziale. Quasi l’80 per cento del minerale per i nostri telefonini proviene dalla Repubblica Democratica del Congo ma l’intero Paese, invece di arricchirsi, ne è sconvolto. L’ONU parla di 11 milioni di morti legati al controllo di questo business. Eserciti privati, razziando intere zone del Paese, reclutano manodopera disperata che per sopravvivere alla fame o alla violenza accetta la protezione del «signore della guerra» di turno che controlla le miniere di coltan. Decine di migliaia di lavoratori sono ridotti in schiavitù “volontaria”, «stupri di massa e abusi di ogni genere sono la regola. E chi non scava o spara, muore di fame. Bambini di 5 anni in miniera, bambine di 11 nei bordelli delle bidonville minerarie, madri abbandonate con 5-10 figli che muoiono di fatica e malattia a trent’anni, orfani, schiavi volontari per un uovo al giorno». Sembra la descrizione di una realtà lontana, di un’epoca antica, di un altro mondo.
Invece è la nostra epoca, è il nostro mondo, il mondo della logica borghese che antepone la merce alla dignità umana.
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