LORO E NOI - 25/04/2017
 
Oggi hanno vinto loro, ma…

All’Outlet di Serravalle Scrivia hanno vinto loro.
Ha vinto la manager del Designer Outlet di Serravalle che, alla vigilia della mobilitazione contro la giornata lavorativa nella domenica di Pasqua, aveva tuonato che gli scioperanti nel giorno festivo si sarebbero potuti contare «sulla punta delle dita di due mani».
Ha vinto la logica padronale che ha trovato in questa manager una rappresentativa portavoce: compito delle «autorità» è garantire la «libertà di impresa» e, a fronte della possibilità di agitazioni sindacali, tutelare il «benessere delle persone» (La Stampa, 14 aprile). I lavoratori dell’Outlet, con le loro esigenze di vita famigliare, di spazi e momenti da riservare agli affetti e alla propria dimensione umana al di fuori della condizione di forza-lavoro, non rientrano evidentemente nel concetto di «benessere delle persone». Non sono, quindi, «persone» a pieno titolo.
Hanno vinto loro: ha vinto la manager, le grandi firme che occupano gli spazi dell’Outlet, ha vinto la «libertà di impresa», hanno vinto le «autorità».
Nella loro vittoria e nella nostra sconfitta ha pesato ancora una volta l’inadeguatezza dell’organizzazione sindacale, la cui capacità di azione si è concretizzata in una mobilitazione limitata al sabato mattina, del tutto inefficace di fronte ad una controparte capace di mostrare ben altra determinazione e coscienza dei propri interessi. Ha pesato, inoltre, la mancata solidarietà di molti consumatori, che non hanno esitato ad aggirare i presidi organizzati dagli scioperanti, più sensibili evidentemente al richiamo dello shopping che alla battaglia per migliori condizioni di lavoro. Tra questi consumatori, quelli di estrazione proletaria hanno agito contro se stessi.
Eppure tra gli sconfitti, tra quei manifestanti di sabato e quel pugno di scioperanti coraggiosi di domenica abbiamo colto un sussulto, un preannuncio di una forza storica immane.
L’abbiamo intravista nella ferma dignità dimostrata da un gruppo di lavoratrici di fronte agli osceni sberleffi di clienti gonfi della tronfia e miserrima arroganza di un’atomizzazione sociale tanto sfacciata quanto in realtà disperata. L’abbiamo colta nelle parole misurate e nel composto orgoglio degli scioperanti rimasti a rappresentare un barlume di umana consapevolezza nel mezzo della resa sindacale e del trionfo padronale.
Oggi questo sussulto è stato soffocato, ma per un attimo ha guizzato, è balenato, mostrando la potenza che risiede alle sue radici. Quando avrà più forza, quando avrà raggiunto anche molti dei proletari che oggi, nella patetica celebrazione della loro dimensione di consumatori, celebrano grottescamente i trionfi altrui scambiandoli per propri, allora i sorrisi irridenti dei manager lasceranno spazio al digrignare feroce delle zanne. Non saranno più pochi lavoratori dignitosi a tornare a casa con il groppo in gola tra le pernacchie della “libera impresa”. Sarà il Lavoro ad alzarsi in piedi e ad affermare, in faccia al capitale, la propria grande, umanissima, missione liberatrice.