Piattaforme telematiche e sostanza imperialistica
Il Movimento 5 Stelle ha spesso lanciato facili proclami, denotando una certa superficialità su alcune questioni, come la politica estera di uno Stato, che senza ombra di dubbio non possono essere affrontate con un semplice “clic” dalla tastiera di un PC. In questi giorni, attraverso una piattaforma telematica, denominata Rousseau, gli iscritti al Movimento dovevano votare su alcune scelte che dovrebbero diventare i punti fermi per la politica estera italiana. Ancora una volta colpisce la faciloneria con cui i capi del Movimento 5 Stelle trattano un argomento tutt’altro che semplice: il collocamento sullo scacchiere internazionale dell’imperialismo italiano guidato da un ipotetico Governo di marca grillina. La Stampa del 6 aprile sintetizza così il cuore della politica estera pentastellata: «“La Russia come fondamentale partner economico e strategico contro il terrorismo” e il più vago “Nuovi scenari di alleanze per l’Italia”. Promuovendo “il multilateralismo come nuovo paradigma nelle relazioni internazionali”». Fatta la tara della fraseologia di moda, delle suggestioni democraticistiche, delle pose innovatrici e giacobine, quello che ne emerge è una sostanziale conferma di posizioni e linee guida all’interno di alcune tradizionali direttrici della politica imperialistica dello Stato italiano (tutela di storici legami con la Russia e di margini di azione nel mondo arabo, l’attenzione a mantenere spazi di relativa autonomia per l’Italia pur nel quadro di più vasti sistemi di alleanze e di partecipazione a consessi internazionali etc.). Insomma, la tanto sponsorizzata piattaforma Rousseau, magari accompagnata dall’ormai super inflazionato aggettivo “rivoluzionaria”, altro non è che uno strumento, sia pur misero, piegato alle logiche del capitale. Coloro che si ammantano di nuovismo e di retorica “anti-sistema” dimostrano tutta la loro pura essenza quando si devono rapportare ad un quadro di relazioni internazionali dove la spartizione del mercato mondiale non può avvenire attraverso le ideologie o le tornate elettorali, ma in una dinamica di rapporti di forza tra le potenze. La politica internazionale è nella sostanza il complesso di nessi tra potenze e Stati borghesi nella lotta per la spartizione del plusvalore mondiale, spartizione proporzionale alla forza del capitale. O ci si pone in antitesi rivoluzionaria alle stesse fondamenta sociali capitalistiche di queste dinamiche o si è destinati ad adeguarvisi, ad accettarle come una legge naturale ed eterna. Magari cercando miseramente di conservare, in questo adeguamento, un minimo di parvenza ribellistica. È il caso della piattaforma Rousseau, che oggi è possibile spacciare come innovativa e rivoluzionaria a causa del lungo sonno della classe operaia, l’unica classe realmente rivoluzionaria per necessità storica.
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